L'Oro Verde della Calabria Greca: il Bergamotto
Descrizione
Citrus Bergamia Risso è il bergamotto, un innesto casuale di cedri, mandarini, limoni e aranci che fruttifica solo nella costa meridionale dello Jonio, grazie alla particolarità del microclima e del terreno. Più specificamente è giusto sottolineare che, lungo i cento chilometri di litorale tra Villa San Giovanni e Stilo, questo agrume produce un’essenza così forte, da fissare la fragranza dei migliori profumi del mondo.
Pare che il nome derivi dalla combinazione delle parole “pergamena” e “motta”, ovvero “difesa della pergamena” ma non è esclusa l’associazione con il termine Bey Armudi, cioè “Pero del Principe”, in allusione alla somiglianza con la pera bergamotta, una varietà dalla polpa succosa, acidula e profumata.
La sua prima attestazione sembra si possa far risalire al 1536, quando, in occasione del banchetto offerto dal cardinal Campeggi, in onore di Carlo V, furono serviti, Bergamini Confetti. Un sorbetto composto da una crema aromatizzata con bergamotto fu inventato, poco dopo, a Firenze da Bernardo Buontalenti, per Cosimo dei Medici.
Rifacendosi ai contadini dello Stretto di Messina che, dalla buccia di questo frutto ricavavano un olio essenziale, aromatizzante, purificante e curativo, Procopio dé Coltelli creò una particolare “acqua di bergamotto” che introdusse alla corte di Luigi XIV di Francia. Versailles se ne innamorò fin da subito, dal momento che era un efficace palliativo ai cattivi odori dell’epoca. Contemporaneamente, un mercante novarese, Gian Paolo Feminis, aveva avuto modo di comprendere l’efficacia dell’olio dell’agrume per fissare tutte le altre fragranze, rivelandosi un efficiente ingrediente per la profumeria. Emigrato in Germania, confezionò nel 1680 un unguento, l’aqua admirabilis, da cui nel 1704 si brevettarono le acque aromatiche che presero il nome della città tedesca. Era nata l’acqua di Colonia. Da allora il bergamotto resta uno dei grandi prodotti basilari per la realizzazione del profumo. Il suo consumo fu tale che, a partire dal 1750, la costa reggina vide ricoprirsi di bergamotteti, necessari per andare incontro alla crescente domanda, nell’Ottocento estesa anche al mercato alimentare. Nel 1830, la ditta inglese Twining lanciò il suo più famoso tè, l’Earl Grey Tea, aromatizzato al bergamotto, attribuendo ingannevolmente al prodotto origini cinesi. Poco dopo l’agrume calabrese fu impiegato anche per la realizzazione delle Caramelle di Nancy e così fecero molte case di liquori inglesi, statunitensi e francesi. L’industrializzazione del processo di estrazione dell’olio essenziale dalla buccia di bergamotto inizia nel 1844 con l’invenzione della macchina calabrese da parte del reggino Nicola Barillà. Prima di allora l’essenza veniva estratta dalla scorza per pressione manuale, fatta assorbire da spugne naturali, collocate in appositi recipienti detti concoline.
Macchinari, processi di lavorazione antichi e moderni, insieme ad interessanti foto d’epoca sono esposti nel Museo del Bergamotto a Reggio Calabria, alle spalle del più noto Museo Archeologico Nazionale della Magna Grecia. Oggi sono 650 le aziende agricole coinvolte nel processo di produzione del bergamotto, 7.000 gli addetti e 1300 gli ettari ricoperti dall’agrume che nel 1999 ha ricevuto la denominazione D.O.P. Il suo impiego spazia dall’industria cosmetica a quella alimentare, dove il bergamotto viene utilizzato come aromatizzante di prodotti dolciari, di liquori e bevande dal gusto unico. Persino la buccia, rovesciata e trattata, è utilizzata per fare delle caratteristiche tabacchiere per il tabacco da pipa.
Recente è l’impiego nell’industria farmaceutica, derivante dalle proprietà dell’agrume nella cura di glicemia e colesterolo, grazie alla presenza di due flavonoidi, denominati brutieridina e melitidina. Somministrando una o più porzioni da 500 mg di estratto a individui con colesterolo alto, è stato infatti registrato l’aumento di colesterolo buono, di contro alla diminuzione di colesterolo cattivo.
Testo di Pasquale Faenza